Tra Assisi e Alverno:
Assisi è questa città dai sussurri gioiosi, dove ogni selciato risuona di luce, mentre Alverno è questa montagna di solitudine, imponente e silenziosa. Assisi ci culla con mille parole scintillanti, mentre Alvern ci immerge in un silenzio introspettivo, curativo e pacifico. Lì, sulla vetta spazzata dai venti solitari, le nostre ferite diventano stimmate, e l'immagine del Crocifisso prende forma silenziosamente tra le pieghe della nostra esistenza. C'è qualcosa lì che ci strappa al mondo, come un angelo nascosto all'ombra degli alberi che, senza rumore, interrompe il flusso delle nostre parole.
Il silenzio, come una frusta, fende l'aria e ci avvolge, ricordandoci la fragilità delle nostre voci. Una breccia profonda si apre nel cuore di questo silenzio abitato, una vertigine ci coglie, e durante questo autunno scopriamo, con un'intensità dolce e terribile, il peso del silenzio. Questo abisso, il “sasso spicco”, accoglie i nostri dolori profondi ma custodisce i suoi segreti.
Nessun pellegrinaggio francescano sarebbe completo senza un incontro intimo con questi due luoghi sacri. Per otto secoli, migliaia di anime di ogni ceto sociale sono rimaste di volta in volta stupite, commosse e confortate dalle grazie, a prima vista paradossali, di questi luoghi. Dove luce e silenzio si intrecciano, ogni cuore trova un'eco unica: una dolcezza inquietante, una pace rigenerante, come se questi santuari fossero intessuti di un tessuto celeste, forte e impercettibile come fratello vento.
Fin dai primi istanti della sua conversione, Francesco ha fissato lo sguardo su Gesù, sul crocifisso di Saint-Damien. Più tardi, sul monte Alvern, Cristo crocifisso le ricambiò questo sguardo benevolo, segnando il suo fragile corpo con l'impronta del Suo amore. Un dono prezioso, impossibile da tenere nel silenzioso segreto. Francesco però faticò a lungo per comprendere la portata universale di questo dono, finché frate Illuminé gli sussurrò che certi misteri vengono rivelati non per chi li riceve, ma per i suoi fratelli.
E io, qual è questo dono unico che Dio ha posto in me, destinato ai miei fratelli affinché possano attingere forza e luce? Ho il coraggio, come Francesco, di trascendere la logica commerciale della “risposta alla domanda” per offrire il dono autentico e gratuito di me stesso? Lascio qui questa riflessione, tracciata con parole sparse come foglie d'autunno in un soffio di vento. Buona Festa di Francesco, il suo respiro ci accompagni e ci guidi nel nostro cammino.
Fratello Benny Vincent, OFMCap.
Ministro provinciale
(01 ottobre 2024) Ministro provinciale
02 ottobre 2024
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