I felici ritardatari: SOLENNITA’ DEL SANTO PADRE NOSTRO SAN FRANCESCO
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- 2 ott
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“Partii da Perugia con un tempo splendido, molto contento di trovarmi solo. (…) La strada dapprima scendeva, poi entrava in una valle gioiosa, stretta da entrambi i lati da colline lontane, finché finalmente Assisi si stendeva davanti a me.”
(Goethe, Viaggio in Italia, §211, 25 ottobre 1786)
Goethe ammirava il paesaggio umbro, ma non sentiva il bisogno di incontrare Francesco. Per me, al contrario, fu il santo ad attrarmi su questi sentieri. Eravamo un piccolo gruppo di fratelli, partiti da Perugia la mattina presto per una giornata di cammino verso la città di Francesco. Impreparato, mi muovevo lentamente. Venticinque chilometri... uff! Che pessima idea quella mattina! Chiunque cammini in fraternità sa che alcuni si muovono velocemente, mentre altri faticano a tenere il passo. Ma è spesso tra questi "ritardatari" che nascono storie divertenti e scoppi di risate, al punto che i primi, inizialmente impazienti, finiscono anche per rallentare per raggiungere i gioiosi ritardatari. Non si scelgono i propri compagni di viaggio alla leggera.
A volte mi chiedo se Francesco, nel radunare i suoi primi frati, non abbia fatto la stessa esperienza: imparare ad aspettare, a incoraggiare, a camminare al passo dei più lenti. Mi sembra proprio così, perché poco prima di morire chiese ai suoi frati che, dopo il suo ultimo respiro, lo deponessero nudo sulla nuda terra e lo lasciassero riposare lì «tanto a lungo da poter fare mille passi in pace» (2C, 217). Come se Francesco misurasse il suo tempo in unità di passi lenti. Immaginiamo un orologio francescano la cui lancetta dei secondi scandisse il ritmo tranquillo di una camminata senza fretta!
Spesso è proprio tra questi "ritardatari" che nascono storie divertenti e scoppi di risate, al punto che i primi, inizialmente impazienti, finiscono anche loro per rallentare per unirsi ai felici ritardatari.
In questa festa di San Francesco, questo ricordo mi ispira a riflettere sulla fraternità. Fin dalle sue origini, la fraternità francescana non era composta da uomini provenienti dallo stesso ambiente. Provenivano da ogni ceto sociale: ricchi e poveri, istruiti e semplici. Eppure, mentre camminavano con Francesco sulle orme di Cristo crocifisso, trovarono un ritmo comune. Le lunghe camminate attraverso valli e colline insegnarono loro la pazienza, la solidarietà e la gioia di essere fratelli insieme.
Anche oggi, questa testimonianza di fraternità conserva tutta la sua forza. In un mondo che valorizza la velocità e la performance, Francesco ci ricorda che la fraternità si costruisce sulla lentezza condivisa. La vera missione non è correre avanti o cercare di arrivare per primi, ma camminare insieme, accogliendo i passi a volte esitanti di ciascuno. Solo Dio sa quanta grazia ci servirà per riuscirci. Che questa festa di San Francesco ravvivi in noi il gusto di una fraternità semplice ed esigente.
Buona festa di Francesco,
Fra Benny Vincent, OFMCap.
Ministro provinciale
2 ottobre 2025





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